
Probabilmente a molti italiani è venuta la curiosità di andare a guardare dove fosse un Paese così singolare nel suo nome. Un nome che racchiude sensi di amenità e favorisce immaginari paesaggi da racconto. Tra scoscese campagne, posto in una posizione privilegiata a terrazzo sulla digressione che va verso la costa, a Benestare si è sempre consumato un vivere sereno, dove l’emigrazione – che muta le sue forme ma è costantemente presente negli effetti e negli affetti - si sovrappone al quotidiano facendo si che per molti, tanti, Benestare non fosse ieri, e non lo è oggi, un Paese qualunque.
Tutti hanno visto le Iene e siamo convinti che forme di pubblica denuncia siano utili. Ma queste forme di rappresentazione del vero non devono essere orientate a creare e aumentare paure, ma devono esser rese utili per ricercare soluzioni condivise e serene pur di fronte al dramma. Perché a questo dramma non se ne aggiunga un altro: il finire nella rete degli efficaci, distorsivi messaggi che trasformano piccole comunità, forti e laboriose nel mondo sino a ieri, in fragili realtà sacrificate ancora una volta alla logica dell’utile, mediatico, e solo racconto criminale.