
Ebbene, a quanto pare anche la Calabria non è immune da questa riorganizzazione del pensiero considerata la vitalità che si diffonde sulle coste, tra partiti vecchi e nuovi. Pronta a contribuire a quello che sarà il sicuro cambiamento del domani. Un cambiamento ritenuto imminente. Quasi epilogo di una profezia costruita come nemesi del renzismo, come se un sistema politico sopravvissuto per volontà anche da chi oggi lo condanna non sia più autoimmune dalle critiche e dagli insuccessi che giustamente gli vengono attribuiti. Insuccessi che non sono solo da ritrovare nelle scelte e nelle strategie di potere nazionale ma, e forse di più, nell’esatta speculare riproposizione delle dinamiche politiche centrali nelle realtà locali.
Realtà orfane dei partiti di ieri che però, in toto o in parte con nuove sigle, si reinventano, tra scissioni e gruppi, andando alla ricerca del leader a cui fare riferimento, a cui ispirarsi, a cui affidare le sorti di una terra che nessuno leader di ieri, come di oggi, ha mai voluto veramente conoscere. Questa volontà di accreditarsi ai congressi nazionali - pensando che di quanto accade in Calabria possa interessare a qualcuno al punto da farne un disegno di priorità – provocherà i risultati di sempre e farà si che la Calabria sarà ciò che è stata in decenni di politica: un bacino elettorale e di voti per conto terzi. Nuovamente sacrificata nel nome di uno sviluppo di cui tutti ne parleranno, ma che in realtà nessuno avrà in mente di come e in che modo perseguirlo visti i successi a cui possiamo rivolgerci oggi. Perché, se così fosse, piuttosto che pensare ai massimi sistemi politici volteremmo l’angolo di casa e cercheremmo di guardare con occhi diversi al nostro cortile chiedendoci cosa abbiamo fatto sino ad ora per cambiare, per affermare un principio di democrazia che non ha colore politico e che non richiede sostegno di alcun leader: ovvero, quali iniziative civili sono state condotte per avere sanità, trasporti e servizi adeguati e quali i risultati ottenuti. Un atto dovuto alla propria terra, alla propria vita per una regione che di parole né è straricca.
Una regione che non può muoversi nei tempi della velocità, che non si cura come dovrebbe, che non cresce e si anemizza ogni giorno, che vede un flusso migratorio dei propri giovani ancora una volta diretto verso quelle regioni che forse avrebbero molto da insegnarci iniziando proprio dal quotidiano.