
La coerenza nella condotta di una battaglia (anche politica) la si definisce prima con posizioni chiare e con scelte di campo assolutamente incontrovertibili. Ogni tentennamento tattico rischia di pregiudicare l'esito della battaglia stessa e rende inutile la strategia a premessa. Definire poi la fiducia ottenuta per pochi voti alla Camera una vittoria di Pirro non è certamente un’analisi che fa onore a chi l’ha proposta dovendo ricordare a costui che, in politica, si può perdere anche per un solo voto e costringere il Paese alle urne come fatto dalla sinistra con il governo Prodi. Ciò che rimane è che il voto è andato come è andato e poco importa la quantità dello scarto.
La legge elettorale non cambierà, soprattutto perché a buona parte dei parlamentari, di destra e di sinistra che siano, non converrà che cambi come non converrà alle segreterie dei partiti che potranno scegliere e nominare secondo opportunità. Governabilità? Una parola che esiste nel nostro vocabolario, ma che in Italia non è mai stata politicamente necessaria dal momento che la provvisorietà del giorno per giorno è la migliore panacea alle paure del domani. D’altra parte, non è la governabilità il vero valore dell’oggi, ma la continuazione e reiterazione di un conflitto ormai sempre più personale dove la politica è solo cornice senza tela. Ed proprio dentro questa cornice senza tela che il governo cercherà di sopravvivere fin tanto che ci riuscirà senza drammatizzare, consapevole che, in caso di crisi, il ritorno alle urne con la legge elettorale vigente garantirà successo a quella coalizione che magari vincerà anche di misura ma che, nonostante ciò, potrà contare sul premio di maggioranza. Un premio, quest’ultimo, per il quale anche solo quattro voti in più saranno tanti, tantissimi, per restituire la maggioranza ancora una volta, malgrado tutto, al Premier o a chi rappresenterà la sua coalizione alle prossime elezioni politiche.