Politica estera in cerca d'autore
Commentare la politica estera italiana o, forse ancor di più, valutare quale sia la credibilità internazionale dell’Italia al di fuori dei nostri confini non è così semplice ed agevole. Motivi economici o opportunità di opzioni politiche da soddisfare per riuscire a far parte del grande gioco mondiale, oltre che quello europeo, hanno caratterizzato non solo i comportamenti di alcuni leader ma anche le scelte degli esecutivi. Scelte che hanno pesato e che ancora oggi pesano e che proiettano l’interesse italiano, dall’Europa, dalla Russia al Nord Africa, all’Asia Centrale. Certo, vi è una costante storica nella condotta della politica estera da parte dell’Italia negli anni immediatamente successivi alla Guerra Fredda e nell’epoca che viviamo. E, cioè, una sorta di incapacità di trovare una collocazione chiara e definita nella vita della comunità internazionale. Però, oggi, nel nostro quotidiano internazionale, nell’era dell’internazionalizzazione delle relazioni economiche, di fronte ad un’invasività dell’informazione, nell’incertezza di un ordine mondiale che non risponde a regole di potenza, ma a tentativi di potenze di attribuirsi la paternità di un equilibrio possibile l’Italia non può rischiare di perdere l’occasione di attribuirsi una sua dimensione politica. Un ruolo se non proprio da potenza determinante, quantomeno da interlocutore credibile non solo verso i partner di sempre ma anche, e forse soprattutto, verso chi comprende difficilmente le nostre posizioni internazionali, spesso poco chiare se non ambigue in ragione di idee politiche o convinzioni personali su fatti non distintesi per compiutezza.